Attività anno 2008
Gli affreschi di Alvaro Sarteanesi e di Gabrio Rossi, situati nel corridoio d’ingresso alla palestra dell’I.P.S.I.A. di Città di Castello, erano rovinati con incisioni di diversa profondità. Il restauro è stato eseguito dallo studio “2GR”di Giuliano Guerri con il patrocinio e il contributo della Provincia di Perugia, ottenuto con l’interessamento del preside della scuola prof. Anna Maria Giacalone e del socio prof. Gabrio Rossi. Il restauro si presentava difficile perché gli affreschi erano molto rovinati da profonde incisioni. Il prof. Nemo Sarteanesi, dopo attento esame, afferma che l’intervento eseguito è stato idoneo e ha restituito una buona lettura delle opere.
L’Associazione, su segnalazione di Catia Cecchetti, si è fatta promotrice del restauro dell’affresco di Nemo Sarteanesi nella Cappella dell’Istituto Beata Margherita della Metola nel Cimitero Monumentale della città, rovinato da infiltrazioni d’acqua. È stato effettuato subito un sopralluogo e la restauratrice Laura Zamperoni, presente alla visita, ha presentato poi una relazione scritta, dopo essersi informata sugli interventi realizzati dalla ditta incaricata del rifacimento del tetto che interessa la facciata principale del cimitero. Le macchie di umidità, presenti nella volta della cappella, erano precedenti l’intervento, per cui dovrebbero asciugarsi con la stagione estiva e poi si potrà procedere al restauro.Le suore hanno accolto con interesse la nostra iniziativa.
È stata effettuata la visita alla soffitta della Pinacoteca dove sono depositati gli affreschi staccati provenienti dal monastero di Santa Cecilia, attribuiti alla scuola di Luca Signorelli, una Trinità e un San Bernardino da Feltre, un frammento di affresco staccato raffigurante San Pietro Martire, proveniente dalla chiesa di San Domenico e attribuito a un autore attivo nella parrocchia di Passerina nei pressi di Lama (San Giustino) del sec.XV e sei frammenti di affresco di autore ignoto del sec. XV provenienti dalla ex chiesa di Santa Caterina, adibita poi a magazzino della FAT. Gli affreschi staccati furono consegnati alla Pinacoteca nel 1949. La delegazione ha costatato che gli affreschi non corrono nessun pericolo di deterioramento perché il deposito è idoneo e non ci sono tracce di umidità. Sarebbe comunque auspicabile trovare una sistemazione per poterli rendere visibili al pubblico. Inoltre nella soffitta sono depositati una serie di quadri raffiguranti personalità cittadine, Vitellozzo Vitelli, Felice Mariottini e altri, opere mediocri, ma interessanti da un punto di vista storico che potrebbero ben figurare in biblioteca o altro luogo pubblico.
Come previsto nel piano di lavoro sono stati controllati gli altri affreschi e i restauri eseguiti da Alvaro e Nemo Sarteanesi. Il prof. Nemo Sarteanesi, accompagnato da Maria Ruggiero, ha fatto un sopralluogo presso la Scuola Media “Dante Alighieri” dove si trovano un suo affresco e una grande tavola di Alvaro Sarteanesi, tutti e due in buone condizioni, come pure l’affresco sopra il portone d’ingresso del Palazzo Vescovile, mentre non è ben conservato quello dell’ingresso laterale della chiesa di San Domenico. Sono stati controllati anche gli affreschi della Palazzina Vitelli, restaurati da Alvaro e Nemo Sarteanesi; la relazione della visita è stata inviata al dott. Tommaso Vannocchi, segretario della Fondazione Cassa di Risparmio, che ha ringraziato Attualmente l’affresco della Palazzina conserva le lacune presenti al momento del restauro, perché i criteri adottati dalla Soprintendenza furono di lasciare integro lo stato pittorico e non integrare totalmente. Nel restauro eseguito nel 1984-1985 è stato fermato il distacco della pellicola pittorica e sono state fatte piccole integrazioni per accompagnare la tinta dove la mancanza disturbava eccessivamente. Il restauro eseguito ha mantenuto una buona lettura del dipinto. Non ci sono particolari da evidenziare, ma l’affresco subisce i danni provocati dal notevole traffico della strada sottostante e quindi c’è il pericolo di una solfatazione del carbonato di calcio che si trasforma in gesso, determinando un aumento di volume che provocherebbe il distacco della pellicola pittorica. La soluzione ottimale sarebbe la chiusura con dei cristalli e specifica aerazione. L’ Associazione si impegna di controllare periodicamente lo stato della pellicola pittorica. In collaborazione con il Museo del Duomo di Città di Castello l’Associazione ha partecipato all’XI edizione dell’evento culturale Chiesa ed Arte, in cui la socia prof. Rita Olivieri ha svolto un’interessante e dotta relazione sul tema “Architetture e Liturgie. Un’idea del sacro nell’arte contemporanea”, tenutasi presso il salone gotico del museo.
Si è iniziato a catalogare il materiale che sarà collocato nel futuro Museo Archeologico, anche per conoscere la quantità e la qualità dei reperti disponibili e poter così stimolare un confronto proficuo.con il Comune sulla collocazione del Museo Archeologico. e sulla sistemazione dell’area archeologica, situata nell’ex FAT. È stata fatta una ricognizione del materiale archeologico presente in città e sistemato dall’Associazione Protostorica Alta Valle del Tevere nella “Raccolta Civica”, che ha sede in un locale della nostra biblioteca comunale. La raccolta comprende fossili provenienti dall’Alta Valtiberina, testimonianze che vanno dal Paleozoico fino al Cenozoico, dall’epoca Paleolitica fino a reperti romani del 1°sec. d. C. Il tutto è raccolto in nove bacheche. Per completare il lavoro le dott.sse. Simona Beccari e Silvia Palazzi sono state incaricate di catalogare tutti i reperti della zona in deposito al Museo archeologico di Perugia.
Inoltre si è ricercato il sarcofago romano che si trovava nell’ingresso della Pinacoteca e che, nel trasferimento per i lavori di ristrutturazione del museo, si era spezzato evidenziando antiche fratture; ora è sistemato in un locale al pianoterra. Questo sarcofago gentilizio fu trovato presso la località di Badia Petroia alla fine del Settecento e manca del coperchio; è di epoca romana databile al III sec. d. C. La restauratrice Laura Zamperoni, dopo attento esame, ha affermato che è possibile fare un buon restauro e ci farà pervenire il preventivo. L’Associazione si farà promotrice del restauro.
L’Associazione con una lettera segnala al sindaco dott. Fernanda Cecchini la tutela di due monumenti che si trovano nell’area ex FAT: la chiesa della Carità e la chiesa delle “Figlie della Misericordia”. La prima inglobata nell’ex FAT e la seconda all’interno degli ex Ospedali Uniti della città, entrambe non sufficientemente menzionate nel piano di recupero della zona. La lettera così si conclude: “L’Associazione ha valutato l’importanza dell’acquisizione da parte del Comune del chiostro di San Domenico e della chiesa della Carità e a tal fine avanza alcune proposte per effettuare un ulteriore ampliamento del polo museale della Pinacoteca. La chiesa della Carità potrebbe diventare un piccolo museo dell’affresco. L’antica chiesa potrebbe ospitare gli affreschi staccati, attualmente in deposito nella soffitta della Pinacoteca, conservati in modo idoneo e senza alcun pericolo di deterioramento, ma non visibili al pubblico dal 1937. In totale gli affreschi sono nove provenienti, due dal monastero di Santa Cecilia (una Trinità e un San Bernardino da Feltre) attribuiti alla scuola di Luca Signorelli e un affresco del XV sec. proveniente dalla chiesa di San Domenico che raffigura San Pietro Martire e attribuito a un autore attivo nella parrocchia di Passerina nei pressi di Lama (San Giustino). E infine sei frammenti di affresco, sempre del XV secolo, di autore ignoto e provenienti dall’ex chiesa di Santa Caterina, anch’essa inglobata negli edifici della FAT e trasformata in un magazzino. Se durante il restauro dovessero emergere significativi reperti architettonici che evidenziano la struttura della chiesa templare e/o interessanti affreschi oltre l’Ultima Cena, il luogo si arricchirebbe di ulteriori testimonianze artistiche. Inoltre riaprendo l’antica porta che metteva la chiesa in comunicazione con il chiostro di San Domenico si amplierebbe il sito in un unico percorso di visita. Un altro suggerimento riguarda gli ex Ospedali Uniti, importante monumento di architettura ospedaliera settecentesco. Situato accanto alla Pinacoteca potrebbe essere un suo prolungamento, in futuro potrebbe accogliere donazioni di privati che possiedono ricche collezioni d’arte e che, ci risulta, sarebbero disposti a lasciti, solo in caso di sistemazione idonea. Nell’ex ospedale potrebbero trovare sistemazione definitiva le collezioni malacologiche “Gianluigi Bini”, collocate in modo provvisorio nei sotterranei della Pinacoteca. Grazie anche a varie donazioni giunte al museo nel 2008, contano ad oggi oltre 600.000 esemplari, in rappresentanza di oltre 20.000 specie, e sono ormai considerate la raccolta privata più vasta d’Europa. La collezione è il frutto di 40 anni di ricerche ed è, attualmente, la collezione italiana di riferimento per l’Istituto di ricerche marine ISMAR del CNR di Bologna, che ha stabilito presso il museo di Città di Castello il suo centro logistico per lo studio dei molluschi antartici, contribuendo così ad arricchire ulteriormente le collezioni ivi depositate. Il museo necessiterebbe di maggiori spazi e servizi, sia per le sue attività scientifiche, sia per le sue attività didattiche nel campo dell’Educazione ambientale. Sarebbero infatti necessari nuovi spazi per la didattica, per il laboratorio e anche per l’allestimento di mostre tematiche temporanee. Molti studiosi che frequentano questo museo sarebbero disposti a donare le loro collezioni, solo se sapessero della disponibilità di spazi e servizi idonei. Le parti più interessanti della struttura ospedaliera, idonee a tale scopo, sono: quella rivolta verso via Cesare Battisti che un tempo ospitava il reparto di pediatria e gli ambulatori con giardino e rocaille; la chiesa delle “Figlie della Misericordia”con accanto i due loggiati (uno conserva la famosa ruota con il bambino disteso) e l’altro nella parte sud dava accesso agli ambulatori. Pertanto sarebbe auspicabile che tutto il pianoterra fosse riservato all’utilizzo museale, tenendo presente un piano di sviluppo futuro”.
(La fonte è il lavoro del socio fondatore prof. Armando Bistarelli, Associazione per la Tutela e la Conservazione dei Monumenti dell’Alta Valle del Tevere 1962-1992, Città di Castello, 1993, che ricordiamo onorandone la memoria).